Sulla rivista Sinosfere, a questo link potete leggere un breve, ma intenso saggio letterario della scrittrice cinese Yan Geling (in italiano è stato tradotto da Rizzoli I tredici fiori della guerra, adattato nel 2011 per il cinema da Zhang Yimou con il titolo The Flowers of War).
Da Berlino, dove vive, l'autrice prende in prestito tre parole da un’antica poesia della poetessa Tang Wan (1130-1156), “nascondere, nascondere, nascondere” per descrivere l’atteggiamento delle autorità cinesi nei confronti di questa epidemia e le ingiustizie che hanno colpito alcuni dei suoi connazionali. Il tema, d’estrema attualità, è espresso con grande finezza letteraria e perspicacia nel captare una certa realtà socio-politica e la psicologia umana. L’approccio rende il testo universale e particolarmente evocatore per la situazione italiana.
Così inizia il suo racconto:
"Guardo Wuhan da lontano. La primavera ha reso più verdi le rive del fiume Han. Ma è una primavera che molti non vedranno. È una primavera in cui troppe persone se ne sono andate senza poter ricevere un ultimo abbraccio. È una primavera mancata per i tredici milioni di cittadini di Wuhan.
Sono a Berlino, ma il mio cuore è con la gente di Wuhan. Mi sono auto-sequestrata, barricata dietro le inferriate del cancello di casa mia. E giorno dopo giorno, ho perso anch’io questa primavera. In giardino e ovunque attorno, sono sbocciati i fiori selvatici, e da poco sono fioriti i non ti scordar di me: una distesa azzurra di piccoli fiori, di un blu soave, ma triste. Non ti scordar di me, non ti scordar di me: come se sapessero che, alla fine, tutte le cose di questo mondo sono necessariamente transitorie e dimenticate..."
(Ringrazio Maddalena Vettoretti per avermi segnalato questo articolo)