La bottiglia venne lanciata in acqua in una calda serata estiva, poche ore prima che incominciasse a piovere. Naturalmente si sarebbe rotta se fosse stata gettata in terra, ma, sigillata con cura e affidata al mare, si trasformò in un natante dei più sicuri, in grado di attraversare uragani e burrasche tropicali, e di galleggiare sulle correnti più pericolose. Era l'involucro ideale per il messaggio che custodiva al suo interno, un messaggio spedito per esaudire una promessa.
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Non avrei mai pensato che dopo solo qualche settimana quella bottiglia sarebbe stata trovata all’interno di un mare chiuso, chiuso come la promessa espressa nel messaggio al suo interno con la quale chiedevo un motivo per cambiare.
Sì, avevo lanciato la mia promessa dalle coste americane con l’illusione che mi avrebbe potuto rispondere un connazionale, che in qualche modo sarebbe ritornata su questa riva o si fosse infranta su qualche scoglio o peggio ancora che dopo una risata scaturita dalla lettura della stessa sarebbe finita in un cestino nel nulla più assoluto dell’indifferenza. Invece, la storia unì incredibilmente e in maniera semplice due persone divise da un oceano, ma legate in qualche modo da uno stesso motivo. Mi rispose, infatti, un uomo che stava raccogliendo conchiglie e fotografando onde, cercando con i piedi nel bagnasciuga, il volto accarezzato dalla brezza marina, l’ispirazione ideale per il suo lavoro.
Vidi da lontano, tra la schiuma del mare e la sabbia, un bagliore intermittente, come volesse gridare “sono qui, corri!”. Il mio lavoro prendeva forma a partire dalla luce e quello scintillio così forte risvegliò subito la mia immaginazione; attratto da quel bagliore venni colto da un improvviso istinto di correre, nonostante non ci fosse nessuno sulla spiaggia, per essere il primo a scoprire di cosa si trattasse. Avvicinandomi iniziai a capire cosa fosse, rallentando. Un tappo faceva si che l’oggetto misterioso non affondasse, tuttavia, timoroso, ripresi ancora e più velocemente la mia corsa, poiché dovevo essere assolutamente certo che il mare non si riprendesse quel piccolo tesoro.
Sembrava che il mare non volesse nemmeno riprendersi tale rarità, anzi, ebbi addirittura l’impressione che me la porgesse come fosse destinata a me per qualche particolare motivo.
Osservai l’oggetto da vicino. Rimasi sorpreso; il vetro bagnato e luccicante, le ombre trasparenti sulla sabbia, quell’immobilità dopo un probabile lungo viaggio in alto mare e nonostante avessi visto che all’interno c’era uno scritto, mi trattenni dal raccoglierla. Avevo l’impressione che la storia che voleva raccontare non fosse all’interno di essa. Aveva assunto la posizione di una piccola scultura e girandole più volte intorno compresi che sbagliavo qualcosa, il punto di vista da cui osservarla per catturare la sua vera natura mi era ancora sconosciuto. Allo stesso tempo continuavo a guardarne il contenuto rendendomi conto che vi era davvero uno scritto. Eppure sapevo, dentro di me, che il vero messaggio si trovava fuori, imprigionato nella luce che circondava e modellava quella piccola opera, la quale non finiva mai di meravigliarmi. Anzi, più tempo passavo ad ammirarla, maggiore era il mio interesse nei suoi confronti. Avessi avuto con me degli acquerelli avrei iniziato a dipingere la scena, quello che faccio quando desidero studiare una scena, un soggetto. Insomma, continuavo a stupirmi di come una cosa così semplice e forse fuori luogo fosse così ben integrata in un contesto che gli faceva da cornice perfetta.
Per quale motivo l’avevo trovata proprio io? Era pura coincidenza o qualcosa di più grande si era mosso per farmi andare incontro a quest’esperienza? L’infinità del mare, la bottiglia chiusa alla deriva con un messaggio al suo interno…no, stavo immaginando troppo e forse si trattava del gioco di qualche romantico innamorato, di qualche giovane sognatrice, di un bambino che credeva di essere un pirata. Eppure di una cosa ero certo: che il contenuto scritto sarebbe stato sicuramente piacevole, solo per come era stato confezionato.
Svelato quest’ultimo ero sicuro che avrei probabilmente perso l’incanto del momento e con esso sapevo di aver ancora la possibilità di interpretare quello che la luce mi doveva dire, quindi decisi di attendere ancora.
Finalmente, dopo una buona mezzora di contemplazione e supposizioni, mi decisi a usare la mia vecchia fotocamera, compagna di entusiasmanti avventure, grazie alla quale avevo sempre trovato differenti chiavi di lettura per ciò che incontravo lungo il cammino e iniziai con calma a inquadrare il soggetto, per vedere se attraverso il monocolo e osservando il soggetto da una prospettiva meno tridimensionale sarei riuscito a carpirne il segreto che lo rendeva tanto affascinante. Iniziai ad eseguire i primi scatti come fossero “appunti” da conservare, poi, man mano che l’obiettivo si apriva e si chiudeva, percepii di essermi maggiormente avvicinato a carpirne il mistero celato dalla bottiglia grazie al “taglio giusto”…”Sì, certo il taglio giusto. Ecco il messaggio!” pensai. Prima, concentrato sulle mie fantasie, non mi ero accorto del fatto che davanti a me avevo già la risposta pronta rispetto alla mia brama di ispirazione; la luce si era rivelata e la bottiglia con il suo contenuto erano quello di cui andavo cercando da tempo lungo la spiaggia, null’altro.
Entusiasta e sicuro di avere la foto che cercavo era ora di leggerne il contenuto, era giunto il momento di gustarne il secondo messaggio, quello per cui la bottiglia era lì alla deriva e per il quale l’attesa vissuta fino a quel momento altro non era stata che un modo per non rompere l’incanto del ritrovamento.
Non so per quale motivo, ma appena la aprii, annusai la parte interna del tappo e della bottiglia stessa, forse per capire quale liquore avesse una volta contenuto. Invece, con mia profonda sorpresa e meraviglia, un profumo femminile avvolse i miei sensi in un dolce abbraccio. Lessi il messaggio e rimasi stupito. Si trattava di una promessa alla quale, nel caso in cui avesse ricevuto una risposta inaspettata, avrebbe mantenuto a se stessa.
Lo stupore mi colse dunque due volte: la fotografia che avevo scattato era già la risposta a quanto chiedeva. Non sapevo cosa fare, se continuare in questo gioco di coincidenze restituendo al mare la bottiglia con dentro la foto stampata e una piccola frase oppure mandare un messaggio a quel numero di telefono scritto vicino al nome. Improvvisamente, un’altra idea percorse la mia mente, sicuramente più convincente e profonda di quelle precedenti.
Aspettai che la foto venisse pubblicata su una prestigiosa rivista per poi partecipare ad una preponderante campagna affissione in occasione della lotta internazionale contro l’alcolismo. Ero certo che avrebbe riconosciuto la bottiglia.
Era impossibile! Una mattina, passando davanti all’edicola, presi la rivista, incurante del titolo. Osservai attentamente la foto e lessi immediatamente il commento sottostante. Rimasi colpita!
Il fotografo mi ringraziava per avergli mandato la bottiglia.
Ora dovevo mantenere la promessa; avevo davanti a me la risposta che cercavo.
Smisi di bere e tornò il sole.